Ad oggi l’attenzione per la Salute Mentale è sicuramente cresciuta rispetto a 20 anni fa. Lo dimostrano non solo i media ma anche il linguaggio comune in cui ormai la parola “ansia” ne è diventata parte integrante.

Ma cos’è veramente l’ansia?

Tutti noi abbiamo sperimentato nella vita almeno una volta uno stato d’ansia. L’ansia è un sentimento, è una sensazione, un’emozione. Freud ci parla di “ansia anticipatoria” ovvero quella sensazione utile ad evitare di fare delle scelte o delle mosse sbagliate. Pertanto una piccola componente di ansia nella nostra vita è necessaria. Aver paura di attraversare la strada con il rosso ci impedisce di andare sotto ad una macchina. Il rovescio della medaglia è l’ansia pervasiva, quella che ci blocca, quella che non riusciamo a gestire. Spesso l’ansia si sperimenta in momenti di stress particolare, di tristezza o di difficoltà e fragilità interiore. Ed è allora che prende il sopravvento e si diffonde in noi e in chi ci sta accanto, che non avendo gli strumenti necessari per aiutarci non fa altro che cristallizzare la situazione. Mal di stomaco ed altri disturbi psicosomatici, nodo in gola, irritabilità, difficoltà di concentrazione, difficoltà a dormire, paura del futuro, sono tutte manifestazioni dell’ansia. Molto spesso l’Ansia sfocia in veri e propri Attacchi di panico. Palpitazioni, sudorazione, tremori, dispnea, sensazione di asfissia, dolore al petto, nausea, sensazioni di instabilità e sbandamento, derealizzazione o depersonalizzazione, paura di perdere il controllo o di impazzire, paura di morire, parestesie, brividi o vampate di calore. Questi sono i sintomi tipici dell’attacco di panico. Insorgono inaspettatamente raggiungendo il picco nel giro di una decina di minuti. Spesso la persona che ne è colpita prova a ‘gestirlo’ mettendo in atto una serie di comportamenti auto-gestiti (ad esempio, inizia a respirare molto rapidamente andando in iperventilazione) che nella maggior parte dei casi peggiorano la situazione amplificando le sensazioni del panico.

Una volta sperimentato il primo attacco di panico si instaura una sorta di “sensibilizzazione” e un’intensa e persistente preoccupazione che l’attacco possa ripresentarsi. Da qui è inevitabile l’evitamento di situazioni (quali ad esempio, luoghi affollati, mezzi pubblici, code, ecc.) sfociando molto spesso in agorafobia, paura di allontanarsi da casa. La paura della paura contribuisce a rendere ancora più problematico il quadro e svolge un ruolo non secondario nel mantenimento del disturbo precludendo di fatto alla persona di verificare, attraverso l’esposizione ad esperienze correttive, la fondatezza delle proprie preoccupazioni. In ogni caso è necessario intervenire immediatamente, tuttavia bisogna anche distinguere l’attacco di panico dal disturbo di panico. Se si manifestano diversi e ricorrenti attacchi di panico da 1 mese (o più) con uno (o più) dei seguenti sintomi:

  • preoccupazione persistente di avere altri attacchi
  • preoccupazione a proposito delle implicazioni dell’attacco o delle sue conseguenze (per es., perdere il controllo, avere un attacco cardiaco, “impazzire”)
  • significativa alterazione del comportamento correlata agli attacchi
  • presenza o assenza di Agorafobia

significa che potrebbe essersi istaurato un vero e proprio Disturbo di panico.

Ricordate che gli attacchi di panico sono il sintomo di qualcosa che non va nella propria esistenza, sono un campanello d’allarme che ci dice che non si sta vivendo in modo conforme alle proprie aspettative. Gli attacchi di panico hanno delle ragioni profonde e, al contrario di quello che si può pensare, sono portatori di sviluppi positivi importanti e benefici se accettati ed interpretati come un segno di disagio rispetto ad una determinata situazione o ad uno stile di vita da cambiare.

Dott.ssa Michela Colarieti

Psicologa Dinamico Clinica