Le fobie riguardano un’irrazionale e persistente paura e/o repulsione di certe situazioni, oggetti, attività, animali o persone, che possono, nei casi più gravi, limitare l’autonomia del soggetto, ma che non rappresentano un reale pericolo per la persona.
La fobia specifica (precedentemente denominata fobia semplice) è definita attraverso il seguente set di criteri diagnostici: paura marcata e persistente, eccessiva o irragionevole, provocata dalla presenza o dall’attesa di un oggetto o situazione specifici (es. volare, altezza, animali, ricevere un’iniezione, vedere sangue). L’esposizione allo stimolo fobico (o fobigeno) quasi invariabilmente provoca una risposta ansiosa immediata, che può prendere forma di attacco di panico situazionale o sensibile alla situazione. (nei bambini l’ansia può essere espressa piangendo, con scoppi di ira, con irrigidimento, o con l’aggrapparsi a qualcuno). La persona riconosce che la paura è eccessiva o irragionevole. (nei bambini questa caratteristica può essere assente). La situazione (o le situazioni) fobica viene evitata oppure sopportata con intensa ansia o disagio. L’evitamento, l’ansia anticipatoria o il disagio nella situazione (o situazioni) temuta interferiscono significativamente con le normali abitudini della persona, con il funzionamento lavorativo (o scolastico) o con le attività o relazioni sociali, oppure è presente marcato disagio per il fatto di avere la fobia.
L’ansia sociale o fobia sociale è un disturbo psicologico caratterizzato da un’intensa e persistente paura di affrontare le situazioni in cui si è esposti alla presenza e al giudizio altrui, per il timore di mostrarsi imbarazzato, di apparire incapace e ridicolo e di agire in modo inopportuno e umiliante. L’immediata conseguenza ad una esposizione è uno stato d’ansia che in alcuni casi può raggiungere l’intensità di un attacco di panico (APA, 2000)