Introduzione

I sentimenti e le emozioni sono parti essenziali dell’esistenza umana. Sono legati agli eventi del mondo reale e rappresentano il risultato di valutazioni ragionevoli dell’importanza di tali eventi nella nostra vita. Tuttavia capita che, in alcune persone, l’affetto si distacchi dalla realtà lasciando spazio a sentimenti di vuoto, di appiattimento emotivo o anedonia.  Questo è il caso della depressione.

Accanto a questi sintomi a carico dell’umore se ne aggiungono altri sul versante neurovegetativo, come: calo o aumento di peso, agitazione o rallentamento psicomotorio, mancanza di energia, ansia, somatizzazioni,  ma soprattutto i disturbi del sonno,  tra cui l’insonnia e l’ipersonnia.

Secondo molti studi clinici, l’insonnia potrebbe essere considerata allo stesso tempo un possibile fattore di rischio per lo sviluppo di disordini psichiatrici, un precursore, una conseguenza o una complicazione della depressione maggiore.

Mediante l’analisi delle manipolazioni del ritmo sonno-veglia e attraverso lo studio degli eventuali cambiamenti fisio-patologici nelle fasi di sonno dei pazienti depressi è emerso il legame bidirezionale tra l’insonnia e la depressione.

Criteri di classificazione DSM-IV per la depressione maggiore
Sintomatologia:
1. umore depresso
2. perdita di interesse o piacere
3. perdita o aumento di peso
4. insonnia o ipersonnia
5. agitazione o rallentamento psicomotorio
6. faticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno
7. sentimenti di colpa, autosvalutazione eccessivi, inappropriati
8. riduzione della concentrazione, indecisione
9. pensieri ricorrenti di morte, idee suicidarie senza piano specifico
Frequenza:
– per la maggior parte del giorno
– quasi ogni giorno
– per almeno due settimane

Il legame bidirezionale tra insonnia e depressione

L’insonnia cronica è un disturbo comune e un possibile fattore di rischio nella depressione.

Il rapporto tra depressione e disturbi del sonno non è unidirezionale come si riteneva in passato. Studi epidemiologici recenti suggeriscono fortemente che non è solo l’insonnia ad essere un sintomo tipico della depressione ma, viceversa, l’insonnia potrebbe essere un fattore di rischio indipendente per la depressione a lungo termine.

Pertanto la relazione fra insonnia e depressione potrebbe costituire una condizione che sostiene una relazione bidirezionale tra le due. Più del 90% dei pazienti depressi lamentano problemi riguardo la qualità del sonno. Tipicamente soffrono di difficoltà di addormentamento, con frequenti risvegli notturni e risvegli anticipati al mattino. Tuttavia considerando che i problemi di addormentamento ed i frequenti risvegli notturni accompagnano quasi tutte le classi di insonnia, è stato ipotizzato che il risveglio anticipato sia un sintomo specifico per la depressione endogena. Al contrario, i problemi di ipersonnia, meno tipici della depressione unipolare, vengono collegati specificamente a episodi depressivi bipolari e che la perdita di sonno sia un fattore di rischio importante per lo sviluppo di mania in pazienti con disordini bipolari. Esistono diverse evidenze riguardo alla pervasività dell’insonnia come precursore di disturbi psichiatrici, che segnalarono la presenza di un rischio maggiore per un nuovo inizio di depressione principale in persone con una storia di insonnia alle spalle. I fattori di rischio contribuenti al persistere dell’insonnia includono non soltanto i disordini psichiatrici ma anche problemi comportamentali che possono interferire con il sonno.

Tra questi, la disorganizzazione dei ritmi sonno-veglia, dovuta agli eventi della vita di tutti i giorni e  la mancata igiene del sonno, le cui norme riguardano la qualità dell’ambiente di sonno, le abitudini alimentari (eccessiva assunzione di caffeina o teina), lo stile di vita (orari, esercizio fisico) e alcuni nostri comportamenti specifici nei confronti del sonno notturno. Inoltre la paura stessa dell’insonnia spesso autoperpetuata dallo scorretto uso, o abuso, di farmaci, la sincronizzazione dei ritmi circadiani e le patologie stesse del sonno, come l’apnea morfeica, sono fattori intervenenti nei disturbi del sonno. Infine, molti fattori psicosociali possono avere un impatto sulla qualità del sonno, inclusi gli eventi della vita, un lutto, lo status psicologico, l’età e il genere. Esistono, inoltre, indicazioni che un efficace trattamento dell’insonnia primaria può ridurre significativamente l’incidenza della depressione e trattando l’insonnia come conseguenza dei disturbi dell’umore si può modificare il rischio delle recidive di depressione. Per quanto riguarda i bambini e gli adolescenti, è stato suggerito che le cause dei disturbi di sonno non sono correlate fortemente alla depressione come per gli adulti, ma spesso vengono associati ad altri fattori scatenanti quali disturbi d’ansia e disturbi affettivi del bambino, che molte volte necessita di una figura genitoriale per addormentarsi.

Per quanto riguarda i problemi di sonno negli adolescenti, è stato riscontrato che le ragazze tendono ad avere maggiori difficoltà di addormentamento rispetto ai ragazzi probabilmente causate da ansia, tensioni, irritabilità, bassa stima di sé, difficoltà giornaliere, preoccupazioni, pensieri negativi, labilità d’umore ed elevati consumi di nicotina, caffeina e l’alcool.

I cambiamenti fisio-patologici del ritmo sonno/veglia nella depressione

La scoperta del sonno REM, caratterizzato dai rapidi movimenti oculari e dalla sua relazione con i sogni, ha stimolato un nuovo periodo di ricerche sul sonno, che da quel momento è stato considerato come un processo dinamico, che appare modulato sia da ritmi circadiani che da ritmi ultradiani.

A livello elettrofisiologico una notte di sonno controllato comprende una serie di 5 stati progressivi di attività cerebrale: 4 stadi di sonno NREM, tra cui lo Stadio 1, lo Stadio 2, lo Stadio 3 e lo Stadio 4, definibili arbitrariamente e da 3 a 6 periodi di sonno REM. (vedi tabella 2.1). Gli Stadi 3 e 4 di sonno NREM, conosciuti anche come stadi a “onde lente”, sono caratterizzati da una predominanza di onde delta.

Tabella 2.1 Descrizione degli stadi del sonno in una notte

Solitamente le persone hanno 3-6 periodi di sonno REM durante la notte di una durata di circa 90 minuti ciascuno. I periodi REM sono definiti dai caratteristici movimenti oculari e da un’attività cerebrale più veloce, inoltre il 90% dei sogni è tipicamente riscontrabile in queste fasi. Specifiche della fase REM caratterizzano il sonno dei pazienti depressi. I disturbi depressivi tendono ad inibire il sonno REM o comunque a ridurne la sua intensità.

Oltre ai cambiamenti nel sonno REM e alla riduzione della sua efficienza, risultano caratteristici del sonno dei pazienti depressi i frequenti risvegli mattutini, l’incremento degli stadi 1 e 2 e la riduzione delle onde lente. Le caratteristiche polisonnografiche dei pazienti depressi, infatti, includono il decremento della durata del sonno specialmente delle onde lente, in particolare nel primo periodo di sonno NREM, mostrando, inoltre, alterazioni e basse percentuali di sonno REM. I pazienti depressi, quindi, soffrono di disturbi del sonno continuativi associati al decremento dell’efficienza del sonno, a frequenti risvegli e alla difficoltà di mantenimento del sonno stesso durante la notte. Tipicamente i pazienti depressi più anziani hanno ripetuti risvegli mattutini mentre per i pazienti più giovani una delle caratteristiche più frequenti sembra essere la difficoltà di addormentamento. Studi polisonnografici rivelarono che in pazienti depressi di mezza età e giovani adulti ci sia una riduzione della durata delle onde delta durante la prima fase di sonno, cioè la fase NREM, e un decremento di densità dell’attività delta. Le anomalie di sonno sono un segnale di rischio per l’incremento della depressione. Inoltre, un decremento della fase REM provoca risvolti negativi nell’area delle credenze e del pensiero, sottolineando la relazione tra “vulnerabilità cognitiva e labilità psicologica” nella depressione.

Per concludere

Depressione e insonnia: causa o effetto? Non esiste un’unica risposta convincente capace di spiegare in modo univoco tutti i cambiamenti tipici del sonno, rilevati  attraverso l’EEG di individui depressi. Le ricerche sul sonno rispetto alla depressione hanno prodotto un immenso data-base di esiti riguardanti le considerazioni teoriche sull’eziologia e sulla fisio-patologia della depressione, e la relativa possibilità di sviluppare gli episodi depressivi.  Nonostante ciò, considerare il rapporto tra insonnia e depressione come bidirezionale, rimane l’alternativa più convincente. L’insonnia, infatti, può essere considerata allo stesso tempo un fattore di rischio ed una conseguenza della depressione. L’opportuno trattamento dei disturbi del sonno, quindi, potrebbe essere uno dei mezzi più efficaci per ridurre l’incidenza della depressione e, viceversa, il trattamento dell’insonnia come conseguenza della depressione potrebbe modificare il rischio di recidiva di depressione. Per una prospettiva futura, sarebbe interessante che le ricerche sul sonno si mostrassero più attentamente collegate al rapporto tra il sonno REM ed il sonno NREM, in particolare con l’attività ad onde lente, per avvicinarsi ad una visione più completa di queste due condizioni interdipendenti di sonno, ed, inoltre, nuovi studi animali risultano necessari per dare alla luce e testare future teorie multi-dimensionali sulla depressione negli uomini, rispetto ad un punto di vista biologico.

Dott.ssa Michela Colarieti

Psicologa Dinamico-Clinica