Con l’espressione salute mentale l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) fa riferimento ad “uno stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l’individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all’interno della società, rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell’ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni”.
Recenti ricerche dell’ OMS sulla diffusione delle malattie nel mondo hanno rivelato che circa 450 milioni di persone soffrono di disturbi neurologici, mentali e comportamentali.
Ma vediamo la situazione Italiana.
Studi recenti hanno mostrato che la prevalenza annuale dei disturbi mentali nella popolazione generale è dell’8% circa, riscontrando un aumento rispetto a dieci anni fa della frequenza con cui vari disturbi mentali giungono all’osservazione clinica (OMS). Nonostante ciò gli Italiani, abituali fruitori di servizi medici e specialistici, non sono così aperti rispetto ai propri disagi psichici. Inoltre, secondo L’Istituto Superiore di Sanità (ISS), solamente il 3 % di chi ne ha bisogno chiede aiuto e cerca sostegno perché ha difficoltà ad esporsi, paura di stigma sociale, inconsapevolezza della relazione tra eventi di vita e manifestazioni psicologiche nonché difficoltà nel reperire il tipo di aiuto necessario. Di questi solo il 19% consulta psicologi o psicoterapeuti e il 17% consulta psichiatri. Proprio per questo nel 2009 è nato un progetto pilota nelle farmacie di Milano (24 farmacie per quasi tre anni). L’esperienza è ben riuscita, dimostrando di cogliere i disagi agli stati iniziali evitando così l’intasamento dei Centri per la salute mentale territoriali o dei Pronto soccorso ospedalieri ed impedendo che i disturbi si aggravassero ulteriormente, indirizzando i singoli casi ai servizi più idonei. «Dal punto di vista psicologico già oggi il farmacista ascolta i bisogni del cittadino, pur non essendo in grado di interloquire in modo adeguato, per mancanza di una preparazione specifica. La presenza dello Psicologo in Farmacia supera questa carenza e fornisce al cittadino un supporto scientificamente valido» dichiarano Federfarma Torino e FarmaOnlus. Ed ecco che dopo alcune sperimentazioni nel resto d’Italia lo Psicologo entra in diverse Farmacie di Roma. Ad esempio, ogni ultimo venerdì del mese, presso la Farmacia di Piazza Verbano i cittadini che lo vorranno potranno usufruire di una prima consulenza di un professionista dedicato al benessere individuale e collettivo, in un’ottica di prevenzione psicologica.
Un altro progetto pilota che ha riscosso notevoli risultati positivi è la sinergia fra Medico di base e Psicologo, che si è rivelata un ottimo fattore protettivo per i pazienti: «La presenza di entrambe le figure nell’ambulatorio del medico di famiglia è utile per risolvere i disagi più leggeri, per aiutare le persone a prendere coscienza di avere un problema, per incanalare verso i referenti adeguati i disturbi più seri. E si risparmiano i costi di visite, analisi, farmaci spesso inutili per risolvere il disagio che può celarsi dietro sintomi fisici» spiega Luigi Solano, docente alla Facoltà di Medicina e Psicologia, promotore del progetto da diversi anni. Molte ricerche hanno infatti dimostrato che almeno la metà delle richieste che pervengono ai medici di base esprimono dietro un sintomo somatico dei disagi di tipo relazionale o esistenziale. Lo confermano i recenti dati della società di ricerca Sinopia (09/2012) riguardante i disturbi psicosomatici come: colite, mal di testa, insonnia, e disturbi psicologici come ansia e depressione che interessano circa il 70% degli intervistati. Inoltre risulta una forte correlazione tra difficoltà legate alla vita quotidiana e manifestazione di tali sintomi psicofisici. Ma il pregiudizio nei confronti dei servizi di salute mentale spesso impedisce alle persone di chiedere aiuto a professionisti come psicologi o psichiatri. Inoltre la tendenza è quella di interpretare il disagio prettamente in termini fisici, ignorando quelli emotivi.
È fondamentale capire che l’offerta di tipo psicologico può essere proposta al pari di quella medica, cioè rivolta a tutti e non uno stigma individuale, e che ognuno deve sentirsi libero di chiedere aiuto per disturbi che vanno oltre la sfera fisica e che riguardano quella mentale, poiché non dimentichiamoci che il cervello è un organo come gli altri e come tale può “soffrire ed ammalarsi” per poi guarire, anche senza conseguenze.
Dott.ssa Michela Colarieti
Psicologa Dinamico-Clinica